Star Wars: Il Risveglio della forza… e dei ricordi

starwars1Leggendo molte delle recensioni e analisi sui generis apparse in rete, non ho potuto fare a meno di chiedermi non perché il nuovo episodio della saga di Star Wars: Il Risveglio della forza (Jeffrey J. Abrams, 2015) fosse tanto piaciuto o non fosse piaciuto affatto – dopotutto ognuno ha le proprie insindacabili ragioni – ma se chi l’aveva disprezzato, tra coloro che avevano amato la saga originale, avesse davvero idea di che cosa fosse Star Wars.

Al tempo della sua uscita nelle sale, nel ’77, nell’80 e nell’83, la nota saga cinematografica non fu accolta né con particolare entusiasmo dal pubblico – anche se fu promossa dai più giovani, che ritrovavano in essa il giusto compromesso tra evasione e coinvolgimento – né dalla critica che ne biasimava le fragilità: cast poco credibile, scrittura dei personaggi debole, sceneggiature farraginose e sconclusionate, dialoghi pietosi, gag ridicole, mancanza di pathos, superficialità etc… E, benché andasse tutto in direzione del divertimento e della spontaneità, a ben (ri)vedere non avevano tutti i torti. La saga di Star Wars, tutto sommato, è ben lontana dall’essere un’opera riuscita e le ragioni risiedono nel suo difficile concepimento e nella sua ancor più complicata evoluzione. Se il primo episodio (Episodio IV: Una Nuova speranza), almeno inizialmente, doveva mostrarsi come qualcosa a metà strada tra il colosso epico cinematografico e la soap opera televisiva, pensato potenzialmente per espandersi ma confezionato con una trama verticale autoconclusiva, i successivi episodi (Episodio V: L’Impero colpisce ancora ed Episodio VI: Il Ritorno dello Jedi) subirono diversi rimaneggiamenti prima di soddisfare tutti gli imprescindibili vincoli cronologici e narrativi, anche a scapito del ritmo e della credibilità. Alla fine si riuscì nell’impresa, con tutte le imperfezioni del caso e con qualche effetto collaterale vincente. Un esempio su tutti: se nel secondo capitolo il vero colpo di scena appare così imprevedibile e ben piazzato, è semplicemente perché, alla fine del primo episodio, nessuno (primo fra tutti George Lucas) aveva presupposto che Darth Vader potesse essere il padre di Luke Skywalker (identificato piuttosto in Ben Kenobi non ancora Jedi). Il colpo di scena, quindi, è più il risultato di una serie di straordinari aggiustamenti piuttosto che il frutto di una raffinata strategia narrativa.

starwars2La verità è che Star Wars, saga mastodontica edificata un pezzo alla volta e modellata sulla risposta di spettatori molto poco esigenti, è sempre stata tutto fuorché un esempio di perfezione creativa. Se funziona, lo fa in virtù dei prelievi e dei rimpasti della solida mitologia classica e grazie a uno sfruttamento adeguato alle pratiche di genere, comprimendo, alleggerendo e rendendo seducente un prodotto pensato per le masse. Il tempo e la nostalgia hanno fatto il resto.

Valutare oggi il nuovo Episodio VII: Il Risveglio della forza, dimenticando ciò che è stato Star Wars prima di STAR WARS, è una leggerezza non da poco. Il Risveglio della forza è, prima di tutto, un prodotto di intrattenimento che ha dovuto fare i conti con un oggetto, il suo referente, perlopiù idealizzato da una larga fetta di fan e generalmente apprezzato dagli spettatori attuali. Di conseguenza ha dovuto rappresentare anche un’operazione cultuale, realizzata nel rispetto dei suoi crismi ideologici e rituali. In più, oltre alla coerenza interna – narrativa ed estetica – ha dovuto osservarne una esterna, nel rapporto con gli spettatori vecchi e nuovi, appassionati e neofiti, ma soprattutto smaliziati e smaliziatissimi. Le differenze, che passano tra l’incoscienza realizzativa della prima trilogia e la coscienziosa realizzazione di questo nuovo capitolo, d’altra parte, interessano soprattutto i pubblici. Se ieri gli spettatori godevano uno spettacolo nuovo e inaspettato, oggi si trovano a fare i conti sia con una storia che possono prevedere, sia con dinamiche produttive che conoscono e accettano. Il Risveglio della forza, quindi, non ha solamente dovuto onorare tutti i patti di intrattenimento cui è stato chiamato ad assolvere, ma è stato sfidato ad allargare un universo restando intimo e familiare, a essere originale rimanendo uguale a se stesso, a risultare imprevedibile soddisfacendo le aspettative del pubblico. Si è trattata, insomma, di una missione quasi impossibile. Sulla sua effettiva riuscita se ne sta ancora discutendo, ma personalmente credo che l’Episodio VII sia il miglior Star Wars che avremmo mai potuto ottenere in base agli orizzonti di prevedibilità e imprevedibilità che si sono profilati nel tempo.

Sulla base delle “accuse” più comuni è possibile sia identificare i motivi che hanno spinto la produzione a optare per determinate soluzioni, sia rilevare le differenze che passano tra la prima trilogia e questo nuovo capitolo.

starwars3Sceneggiatura debole e scontata

Lo è? In parte. Più dei capitoli della trilogia originale? No. Preventivamente: tra la trama e la sceneggiatura sussiste (più o meno) la stessa differenza che passa tra la fabula e l’intreccio. La prima è la storia secondo l’evoluzione cronologica degli eventi (cosa succede), la seconda è la ricostruzione degli eventi per come l’autore (o gli autori) ha voluto raccontarla (come succede). Pertanto non è difficile costatare che la sceneggiatura di un prodotto come Il Risveglio della forza, soprattutto a distanza e a ridosso del passato che presuppone e rilancia, è decisamente più articolata e calibrata delle tre sceneggiature originali. C’è il rispetto della struttura più classica, quella in tre atti, estesa a- e alternata tra i diversi personaggi dell’episodio, che s’incontrano e si scontrano ai plot point, ottenendo ciascuno un ruolo e una caratura. C’è una visione, quella di Rey, che suggerisce e innesta diverse possibilità, non solo rendendole tutte plausibili, ma alludendo a ulteriori timeline ipotetiche. Non sono presenti tempi morti, a differenza della trilogia originale, e ogni inserimento, anche quando apparentemente forzato, sembra avere origine in situazioni che al momento non possono essere chiare (dopotutto non si può dimenticare che, diversamente dalla trilogia originale, sul piano narrativo tutto è già stato approntato e orchestrato). L’impianto generale è abbastanza semplice, ma il solo fatto che accanto alle nuove rivelazioni non compaiano i cosiddetti “spiegoni” o dialogatissimi intermezzi drammatici rende tutto più che apprezzabile.

starwars4Trama riciclata

Il riciclo è uno dei tòpoi della postmodernità. Oltre a essere uno dei meccanismi utili a stabilire con i fruitori il patto di fedeltà, a promuovere le aspettative e a sorprendere attraverso l’introduzione di una variante, è soprattutto un amplificatore di senso. Il riciclo non appiattisce, ma produce significato attraverso gli effetti dell’ipertestualità. Il Risveglio della forza, che com’è stato giustamente osservato non è altro che Una Nuova Speranza a parti scambiate e a sessi invertiti, è anche e soprattutto un surrogato vincente e familiare, un suggerimento ingannevole e un curioso esperimento potenzialmente miliardario. E non è un caso se per l’operazione rilancio sia stato reclutato proprio J. J. Abrams che, del recupero e del collage cinematografico, è il guru di Hollywood.

starwars5Effetto Disney

E’ quello che, secondo i detrattori, compete a sminuire i personaggi e a introdurre i ben distinguibili siparietti comici, così che i buoni diventano troppo buffi e maldestri, i cattivi troppo deboli e capricciosi e i vecchi troppo caricaturali e autoreferenziali. La “cartonizzazione” dei personaggi è effettivamente uno degli aspetti più evidenti dell’influenza della Casa nei consuetudinari approcci creativi, specie per quanto concerne l’antropomorfizzazione degli esistenti, ma accostando la trilogia originale a Il Risveglio della forza, in verità, non si riscontrano grosse differenze. Volendo proprio fare un appunto, la mancanza di certe atmosfere grevi che, tra un’avventura e l’altra, contribuivano a rendere credibile il fascino oscuro del male, sembra mettere tutto sotto una luce diversa, il che rende il clima più giocoso e l’universo più sicuro e riparato. Il caos e l’incombente pericolo che caratterizzavano la trilogia originale sono qui sostituiti da una notevole dose di fortuna e una fiducia quasi irresponsabile, che trasformano ogni pericolo in un ostacolo facilmente aggirabile, grazie alle fughe e ai repentini cambi di rotta dell’imprendibile Millennium Falcon. E già si dimentica tutto…

Le repliche sono terminate.